Perché l’affetto quando passa non torna.
— L’arte della gioia, Goliarda Sapienza
È da un po’ che cerco ispirazione. Mi va di aggiornare il blog con qualcosa, ma tutti gli argomenti di cui vorrei scrivere mi scivolano addosso lasciando pochissime tracce meritevoli di essere pubblicate.
Sto leggendo e apprezzando molto L’arte della gioia di Goliarda Sapienza in questi giorni. Mentre lo leggo, però, la mente corre ancora a La morte di Virgilio di Hermann Broch. Un libro quest’ultimo che, pur attestandosi tra i più complessi fra quelli presenti sui miei scaffali, mi ha consegnato le più belle parole dell’anno al momento.
Nonostante mi tenga ancora piuttosto stretto Willoughby Tucker, I’ll Always Love You, ultimamente ascolto con piacere due dischi nello specifico: Hard Headed Woman di Margo Price e w/ the Producers di Paul St. Hilaire. Country e dub-techno possono convivere fianco a fianco? Sì, e senza litigare per giunta.
Ci sono almeno due film che mi hanno particolarmente, e per motivi diversi, segnato nei giorni scorsi: The Life of Chuck di Mike Flanagan e Together di Michael Shanks. Sono quel genere di cinema che risveglia il mio amore per una passione che tendo sciaguratamente a tenere troppo in secondo piano.
Ognuno dei tre capoversi precedenti, a guardarlo bene, potrebbe fornire lo spunto per un pezzo più lungo. Magari anche più di uno in mani esperte. E poi, non è quello che faccio di solito? Intendo dire, non è di libri, musica e cinema che scrivo e di cui sento il bisogno di scrivere solitamente?
Non riesco a giustificare facilmente la mancanza di stimoli. Mi sento di puntare il dito contro un’esperienza complessa e ancora lontana dal potersi considerare conclusa, nella quale ho visto crescere in me l’affetto per una persona, l’ho visto travolgermi e attraversarmi, per poi prendere una direzione dove solo la coda dell’occhio può ormai percepirlo. Mentre si distanziava subdolamente l’affetto ha deciso di portarsi via qualche pezzo di me. Inutile dire che è necessario ancora uno sforzo per ritrovarmi.
Oppure c’è altro dietro agli stimoli che latitano e devo capire meglio di cosa si tratta. Dopo un paio di mesi senza impiego una nuova avventura è cominciata. È troppo presto per giudicarla obiettivamente adesso, ma se è vero che ho parecchio da fare per essere di nuovo me stesso, allora anche il lavoro dovrà aspettare per vedermi al meglio di quello che posso dare. A patto che questo sia, a tutti gli effetti, il posto dove potere essere la versione migliore di me.
Eppure, in un periodo di questioni irrisolte, ottobre arriva in compagnia di qualcosa di positivo. Annuncerò più in là di cosa si tratta così eviterò di lamentarmi un’altra volta di non avere niente di cui scrivere.