Penso possa capitare a chiunque, in specifici momenti di una giornata qualunque, di ascoltare una canzone in particolare. A me, banalmente, succede sempre quando sembrano mancare i consueti appigli emotivi. Dunque mi rifugio in un luogo sicuro perché so che lì, anche se per pochi minuti, posso smettere di preoccuparmi del senso delle cose.
Poi quei minuti finiscono, chiaramente. È inevitabile, non importa quante volte io possa pigiare repeat. La musica a un certo punto si spegne e la canzone finisce. I pensieri, allora, riprendono il loro corso più o meno da dove si erano fermati. Rimane la certezza di poter tornare di nuovo a quella canzone in particolare, e con essa la consapevolezza di poter arrestare, ancora per qualche minuto, i miei pensieri.
Ho sempre apprezzato questa funzione, chiamiamola così, terapeutica della musica. È una funzione che, in un certo senso, la musica svolge sempre e da sempre per me. Anche quando credo che si stia limitando a intrattenermi, una canzone in particolare, in realtà, sta facendo qualcosa di più. Credo, cioè, che stia rispondendo a un preciso bisogno. A ben vedere, mi sembra andare a riempire una precisa mancanza.
Al tempo stesso, la canzone in particolare porta con sé un effetto diverso rispetto a quello provato con il ritorno a un disco in particolare. Quando torno a un album specifico, nella maggior parte dei casi lo faccio perché non ho voglia di musica nuova. Ho voglia di musica, sì, ma mi accontento del comfort del già noto. Evidentemente anche qui la musica sta rispondendo a un bisogno, ma direi che è qualcosa di meno impegnativo, emotivamente parlando.
D’altro canto, perché negli istanti di fragilità non mi rivolgo a qualcosa di più lungo e duraturo? Non sarebbero meglio i quaranta minuti di un disco piuttosto che i tre minuti e mezzo di una canzone in particolare?
È proprio il suo limite temporale, però, a rendere la canzone in particolare così significativa. Per superare un dato momento di oscurità, ho bisogno di credere che sia sufficiente una canzone in particolare. In altre parole, è come se l’oscurità possa e debba durare solo il tempo necessario per farmi ascoltare quella canzone in particolare.
Pur non avendo mai preso nota di tutte le canzoni in particolare che mi hanno aiutato ad attraversare periodi complicati, le ricordo tutte facilmente. Alcune di esse sono su dischi che oggi ancora ascolto, di tanto in tanto. Le altre sono svanite con il buio che avevano il compito di illuminare, ma non per questo sono meno importanti.
Oggi la canzone in particolare è Darkness dei Pinegrove.
Premo play, adesso.
A dopo.